Proposta

L’accoglienza, valore universale. Famiglia e scuola insieme
per costruire una società aperta all’altro 
(di Giuseppe Richiedei, già Presidente Nazionale A.Ge.)

Sono migliaia le persone che, rischiando la vita pur di sfuggire alla guerra, alla fame, alla violenza, giungono a Lampedusa e nelle vicine coste della Sicilia come luogo di rifugio e di salvezza. I Siciliani hanno testimoniato al mondo apertura, generosità, comprensione, suscitando apprezzamento dall’Europa e dall’Italia intera. Questi comportamenti ammirevoli, questo sentire del popolo siciliano va riconosciuto e apprezzato da tutti, anche a livello planetario; per questo condividiamo la proposta di assegnare il Premio Nobel per la Pace al popolo siciliano.
Nel contempo siamo anche consapevoli che la civiltà di un popolo è frutto di una storia e di una cultura che nei secoli si è tramandata e consolidata nelle famiglie e nelle istituzioni civili. Per questo come “Associazione Genitori A.Ge.” proponiamo una mobilitazione di tutti in favore di un’attenzione particolare nell’educare le nuove generazioni alla solidarietà e all’accoglienza. Le migrazioni dei popoli nel passato potevano sembrare un’emergenza temporanea, mentre oggi si confermano un cambiamento epocale, che incide profondamente sulla nostra convivenza, dove gli atteggiamenti di apertura, comprensione e valorizzazione reciproca, diventano essenziali. Sappiamo che la società globalizzata è diventata un “villaggio virtuale” dove il pluralismo e le differenze sono ravvicinate ma a volte contrapposte, per cui il valore della solidarietà tra differenti diventa una forte sfida educativa per le famiglie e per la scuola, al fine di evitare che si disperdano i valori che hanno fatto civile il nostro mondo.
E' di immediata evidenza che l'uomo non può vivere da solo, ma non sono altrettanto condivise le modalità di superamento della solitudine. Molti dei comportamenti sottendono la convinzione che bastino i rapporti di scambio in funzione dell'utile e del piacere reciproco (pragmatismo, edonismo). Alcuni trovano sufficiente la prestazione di aiuto e di assistenza in casi di difficoltà o situazioni di emergenza, nel contesto di una eventuale reciprocità in caso di bisogno. La modernità ha esasperato la ricerca del successo economico o di carriera, quale parametro di misura del proprio valore, ma così ha perso il senso del suo esistere. Gli esperti segnalano che l'uomo contemporaneo ha raggiunto il massimo di potenza tecnologica ed il massimo di precarietà spirituale per il dubbio sul senso della vita e della propria dignità. Eppure l'uomo non può prendere consapevolezza del suo essere uomo se non quando sia confermato come tale dagli altri e dalla comunità. "Si vale perché si è non perché si ha, o si cerca di avere" (Erich Fromm).
Viceversa accogliere è molto più di dare; dare assistenza e nient'altro può essere deresponsabilizzante, anche se ci libera dall'inquietudine dell'accogliere. Il fermarsi al dare lascia la persona all'esterno, quale destinataria di un gesto, positivo certamente, ma non coinvolgente. L’accoglienza può avere senso se è anche donarsi, se introduce l'altro nella sfera intima della coscienza, della corresponsabilità, dell'impegno nei suoi riguardi. L'essere solidale ha il significato dello stare vicino agli altri, riconosciuti come valore pari a se stesso, per favorirne lo sviluppo e la realizzazione: farsene carico! Infatti ognuno non può realizzare pienamente se stesso se non vivendo l'intima dimensione solidale che si apre agli altri nell’interscambio reciproco. "La solidarietà trasforma l'interdipendenza materiale, oggettiva, quasi meccanica in prossimità umana" ( Card. Carlo Maria Martini).
Per i ragazzi solidarietà deve significare non ridurre la scuola all'utilizzo individualistico di un servizio, ma si carica di un significato coinvolgente di attenzione al vicino di banco, ai problemi della classe, della comunità scolastica e della società più vasta. Non si tratta di aggiungere nozioni, ma di mettere ognuno nella possibilità di conoscere se stesso, conoscere la realtà per avere elementi per un progetto di autorealizzazione nel contesto comunitario. Spesso la vita studentesca si riduce ad accostamenti sommatori di compiti e di ruoli senza compartecipazione ai fini, senza un'amicizia vissuta nell'incontro, percependo la scuola come propria. Bisogna, quindi, che lo studente si scopra ad un tempo oggetto e soggetto di solidarietà nella misura in cui egli cresce in consapevolezza e maturità nella reciprocità senza limiti.
Per i docenti la relazione determinante dell'educazione rimane sempre il rapporto allievo-insegnante. Quando la relazione si carica di accettazione positiva con senso di coinvolgimento e di appartenenza, diventa elemento di solidarietà primaria. L'impostazione della stessa organizzazione scolastica può corrispondere a modelli burocratici e funzionali o alla maggiore apertura all’ascolto e alla collaborazione tra tutte le componenti scolastiche ed al loro interno, alla condivisione di un progetto comunitario in cui ciascuno dovrà essere a servizio dell’altro.
Per i genitori s'impone l'urgenza di una maggiore responsabilità e di recuperare una più accentuata disponibilità ad assumere in proprio la "scuola di tutti", per ricominciare dal riconoscimento reciproco tra genitori e docenti. Molti tendono a risolvere i problemi in modo individualistico, senza curarsi degli altri, di coloro che non hanno né forza né voce, per cui si fatica a stabilire legami associativi e collaborativi tra le famiglie. L'integrazione scuola-famiglia è stata mortificata e spesso bloccata dalla burocrazia e dal corporativismo, oltre che dalla indifferenza reciproca, non riuscendo a concretizzare una relazione fertile di iniziative qualificate ed appaganti.
In un contesto più aperto al riconoscimento delle differenze in ordine ai valori, alle scelte educative, agli stili di vita, è possibile recuperare nella maturità interculturale una solidarietà duttile e tollerante, capace di interpretare le differenze come diritto e come risorsa. Dove la pluralità dei colori, anche della pelle, rende l'ambiente più ricco di sollecitazioni, e lo stile educativo delle famiglie e della scuola, improntato alla solidarietà, suscita nei ragazzi interesse e compartecipazione, li educa con efficacia a vivere e apprezzare il valore di ciascuno, rispettato nella suo essere unico ed irripetibile nelle peculiari potenzialità.

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