domenica 5 giugno 2016

Mattarella a Lampedusa

Il Presidente della Repubblica ha fatto visita all'Isola il 3 giugno 2016. Qui sotto il testo e il video del suo discorso in paese, dopo aver deposto una corona di fiori al monumento la "Porta d'Europa".

Signora Sindaco,
la ringrazio molto per questa accoglienza che lei e i suoi concittadini mi avete riservato in questa splendida isola, come lei l'ha definita "isola della speranza e del futuro". È davvero così.
Lei ha detto che questi venti anni hanno cambiato quest'isola, ne hanno cambiato l'orizzonte. Questo orizzonte è ben raffigurato nel Museo della fiducia e del dialogo, perché sempre più Lampedusa ha accresciuto il suo ruolo di crocevia, di punto d'incontro, di porta d'Europa.
Lei ha anche detto che in quest'isola i suoi abitanti hanno sempre fatto, in questo periodo, in questi anni, tutto ciò che era necessario e giusto fare. Questo è ciò che motiva la mia presenza qui.
Sono qui naturalmente per il Museo, per la sua importanza, perché la cultura unisce i popoli, migliora le relazioni internazionali. La cultura è un punto d'incontro di importanza decisiva. Ma la vera ragione per cui sono venuto a Lampedusa è quella di dire qui, ai lampedusani, che l'Italia è orgogliosa di Lampedusa. Il senso di umanità, il livello di civiltà che quest'isola ha manifestato e continua a manifestare è straordinariamente ammirevole.
L'Italia e l'Europa sono debitori di riconoscenza a Lampedusa per le vite salvate, per l'accoglienza, per la prima assistenza, per l'ospitalità. Lampedusa ha offerto a tante persone che sono approdate qui e che porteranno per sempre con sé il ricordo di questa isola, come segno di salvezza e un po' come loro seconda patria, il volto migliore d'Europa. Per questo Europa e Italia devono gratitudine, riconoscenza a Lampedusa. Per questo Lampedusa è porta dell'Europa.
Poc'anzi siamo andati alla Porta d'Europa, in questo punto più avanzato dell'Europa, ma Lampedusa è insieme porta e base per un ponte tra l'Europa e gli altri continenti. Questo è quanto è stato fatto dai lampedusani in questo periodo e quanto continua ad essere fatto.
Lo splendido film "Fuocoammare" ha dato un'idea - ma soltanto un'idea - efficace, però è molto più forte la realtà rispetto a quello che si può percepire di ciò che a Lampedusa viene fatto per coloro che fuggono da persecuzioni, guerre, carestie, miseria, cercando un futuro migliore. È quello che ciascuno di noi avrebbe fatto nelle loro condizioni. E il comportamento dei lampedusani è stato tale da rappresentare il volto migliore d'Europa.
Questo è avvenuto grazie anche a tanti uomini delle istituzioni che qui operano con fatica, con sacrificio, con dedizione, oltre che con senso del dovere, con un senso etico del loro impegno che consente di salvare tante vite umane, ma tante. Questo è un comportamento che li rende davvero - e dobbiamo loro riconoscerlo - eroi della vita quotidiana.
Grazie a loro abbiamo evitato che il Mediterraneo si trasformasse costantemente in un grande cimitero, come talvolta purtroppo è avvenuto.
Poc'anzi abbiamo visto nel Museo lo splendido Caravaggio dell' "Amorino dormiente", di un bimbo dormiente, che è qui anche per ricordare l'immagine di quel bimbo, Aylan, trovato morto sulle rive di una spiaggia turca. Ma quanti altri, dopo di lui, sono morti nel Mediterraneo? Quanti bimbi arrivano qui da soli? Da ultimo, la bimba di nove mesi che è arrivata senza nessuno, ormai necessariamente italiana. Quante persone sono morte del Mediterraneo, ma quante? La stragrande maggioranza è stata salvata dall'abnegazione dei lampedusani, dei tanti servitori dello Stato.
Tutta Europa, anche in quelle zone in cui oggi si manifesta ogni tanto indifferenza o chiusura, si renderà conto del merito storico che ha avuto Lampedusa e le tante persone che qui hanno operato e operano nei confronti della civiltà europea.
Questo ci porta naturalmente a ricordare le tante vittime morte in mare, i tanti naufragi di cui abbiamo avuto notizia, e di tante altre vittime di cui non vi è neppure la notizia, tante persone morte in mare senza che neppure si sia avuta contezza o notizia del loro annegamento.
Questo chiama, con forza, tutte le nostre coscienze, interpella le coscienze di ciascuno e quelle collettive di tutti i Paesi d'Europa e dell'Unione europea. Anche per questo il nostro governo ha presentato nelle settimane scorse in Europa il migration compact, un piano che deve spingere e impegnare l'intera Europa a destinare risorse per affrontare, governandolo insieme, questo grande fenomeno con senso di umanità, con realismo, con senso di responsabilità, ma tenendo conto della dignità che ha ogni persona.
Soltanto un impegno europeo può affrontare questo problema. Nessuno può pensare di lasciare l'Italia sola, tantomeno Lampedusa sola, ad affrontare drammi di questa entità e di questa frequenza.
Signora Sindaco,
lei ha parlato dei problemi di Lampedusa.
Lampedusa, come tante altre zone del nostro Paese, viene definita spesso 'periferia'. È un termine che andrebbe abolito. Non esistono periferie. Il nostro Paese, come qualunque altro, è fatto da tanti centri, tutti parimenti importanti e decisivi per la storia del nostro Paese come di qualunque altro Paese.
Quelle che vengono dette 'isole minori' o 'zone montane' o 'aree interne' forniscono contributi non soltanto preziosi, ma decisivi per la vita dell'intera Italia. Ma naturalmente comportano impegni maggiori.
Non si può lasciare il contributo che le zone montane, le aree interne, le isole minori forniscono, sulle spalle dei loro abitanti. Occorre garantire loro una condizione di vita che sia uguale a quella dei grandi centri urbani.
Questo naturalmente richiede impegno, richiede una grande determinazione, richiede che non si debba lottare per conquistare una condizione di vita normale.
In questo, Signora Sindaco, Lampedusa ha diritto all'aiuto, e avrà l'aiuto necessario.